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MAX JOTA

TENORE

RECENSIONI

SLOBODNADALMACIJA

L'attenzione particolare del pubblico è stata occupata da Max Jota, con la prima uscita e l'esecuzione dell'aria "E lucevan le stelle".

È stato con Jota che il potere di trasformazione è stato più evidente e, nonostante la forma del concerto, il tenore ha presentato una caratterizzazione a strati del personaggio in ogni aria. Nello spettacolo "Recitar ... Vesti la giubba", un'aria dell'opera "I Pagliacci" di Leoncavallo, è riuscito a costruire un ambiente scenico con la sua voce, espressioni facciali e movimenti del corpo, indossando un costume e un trucco immaginari, evocando gradualmente una performance d'opera. Nell'aria "Nessun dorma" dalla "Turandot" di Puccini, Jota ha spostato l'attenzione sull'introspezione del personaggio trascinando il pubblico con un emotivo e inquieto Calaf.

K. Sirovič (SLOBODNA DAMLCIJA, Ottobre 2020)

KLASIKA.HR

(…) il tenore eroico principale dell'opera, Oronte, ha trovato un eccellente interprete nell'ospite brasiliano, il tenore Max Jota, che ha mostrato una combinazione ideale di morbidezza e vivacità e ha dato vita ad un personaggio vocalmente e scenicamente impressionante (…)

Z. Matič (KLASIKA Croatia, Luglio 2020)

 

CASOPISHARMONIE.CZ

(…)Il giovane promettente tenore brasiliano Max Jota ha cantato Enzo con voce potente e talento (…)

O. Janáčková (CASOPISHARMONIE Repubblica Ceca, Febbraio 2020)

 

OPERAPLUS.CZ

(…) la parte maschile del cast è principalmente rappresentata dall'amante Enzo Grimaldo, il cui tenorile canto è stato interpretato con timbro d’ottone dal tenore brasiliano di scuola italiana Max Jota (…)

K. Ofmannova (OPERAPLUS Repubblica Ceca, Febbraio 2020)

 

KLASIKAPLUS.CZ

(…)Enzo, del cantante brasiliano Max Jota, affascina il pubblico con la sua espressione vocale calda e plastica, molto adatta all'eroe romantico italiano( …)

L. Maloveska (KLASIKAPLUS Repubblica Ceca, Febbraio 2020

 

BONCULTURE

(…) Max Jota regala una stupenda interpretazione dell’unico numero realmente riuscito e memorabile dell’opera la romanza “Dolce notte misteriosa” , aggiunta nel 1938 per Tito Schipa, ricevendo applusi sincer i(…)

F. Simone (BONCULTURE, Novembre 2019)

 

I TEATRI DELL’EST

(…) di rara bellezza la qualità della voce del tenore brasiliano Max Jota, facile negli acuti e sempre presente in tutto il registro; molto bene l’Ingemisco (…)

R. Cucchi (I TEATRI DELL’EST, Ottobre 2019)

OPERASLOVAKIA

(…) dal punto di vista dei solisti, la seconda premiere può essere definita la serata dei tenori. Max Jota, nel ruolo di Turiddu, ha dimostrato che con il suo tenorile acuto leggero ma metallico può riempire qualsiasi spazio(...)

P. Unger (OPERASLOVAKIA, Repubblica Slovacca, Maggio 2019)

 

OPERACLICK

(…)sicuro e squillante il tenore Max Jota come Creonte(…)

F. Moschini (OPERACLICK, Marzo 2019

GLIAMICIDELLA MUSICA

(…) ottimo Max Jota come Creonte, ruolo che gli ha consentito di cimentarsi con un rigo musicale complesso e assai giocato sulla zona del passaggio. La resa interpretativa del tenore ha saputo comunque tener testa alle difficoltà, facendo emergere uno squillo lucente, un'intonazione precisa e un piglio teatrale maturo e consapevole(…)

S. Tomei (GLI AMICI DELLA MUSICA, Marzo 2019)

OPERAWORLD

(…) Il don Josè di Max Jota rende giustizia alla visione di Merimèe del personaggio che è il vero protagonista della storia. Dallo stranimento ed impaccio volutamente resi nel primo atto fino alla coscienza di sé nell’aria de “La fleur” è poi un crescendo nel disegnare la discesa agli inferi tra i reietti, con acuti sicuri e pieni ed omogeneità nei registri a sottolineare come l’altalena della vita preveda anche gli abissi della dignità umana (…)

 

F. Fornarelli (OPERAWORLD, Settembre 2017)

Olyrix

(...) ai quali si aggiunge un padrino a sorpresa: il tenore brasiliano Max Jota, solare e coinvolgente (...) il potente tenore Max Jota si compenetra nella programmazione accompagnandosi ai suo i compagni avvolgendoli con il suo mestiere. I suoi gesti sono perfettamente adattati nell'autoironia cosi come nell'abbandono amoroso, la sua proiezione vocale adatta a riempire i piu' grandi spazi scenici cosi come il suo colore dalle molte sfaccettature sonore dando una lezione di costruzione drammatica cosi come di belcanto assoluto (Tosca, La Bohème, Werther). Il suo legato accompagna l'essere lirico fino al saluto finale (...)

 

Florence Lethurgez (OLYRIX, 16 Agosto 2017)

 

OPERALIVENET

Vincente la scelta dell’interprete di Ismaele affidato al tenore Max Jota al suo debutto nella parte. Il ruolo, per le ragioni sopra descritte, rischierebbe di risultare di semplice contorno se non interiorizzato e sostenuto da una voce naturalmente avvincente per timbro, colore e musicalita’. Con la sua voce omogenea nei vari registri, fiati, intonazione ed attacchi ineccepibili, Max Jota, per vocalita’ e presenza scenica una delle realta’ piu’ belle del panorama tenorile odierno, ha evitato questo rischio e messo a segno un Ismaele che si fa giustamente notare e rimane nella memoria.

 

Onorato Guglielmi (OPERALIVENET, 26 Febbraio 2016)

 

OPERALIVE

Concerto Verona Lirica Teatro Filarmonico - Verona

“tra talento ed emozione”

(…) sono stati la De Liso e Max Jota ad affrontare brani meno proposti, anche per le particolarità vocali richieste nelle loro esecuzioni e catturare l’attento pubblico di intenditori ed appassionati che gremivano il teatro.
Alle arie da Bianca e Faliero e Rinaldo, proposte con perfetta esecuzione dalla De Liso, ha risposto il tenore Max Jota con un’aria dalla Fosca di Gomes e da Giulietta e Romeo di Zandonai, mettendo in evidenza una vocalità da tenore lirico di grandissima qualità.

(…) Un toccante "E lucevan le stelle" dalla Tosca eseguita da Jota ha poi fatto da anticamera al celebre quartetto del Rigoletto dove tenore, soprano e baritono hanno impartito una lezione di canto sull’intreccio magico di questa melodia.

(…) Una grande serata, che se da un lato ha confermato il già riconosciuto valore della Schillaci e di Cassi, dall’altra ha messo in evidenza giustamente, due outsiders come la De Liso e Max Jota chesiamo sicuri destinati a diventare due riferimenti negli anni a venire sulla scena lirica.

 

Emanuela Campanella (OPERALIVE, 26 Gennaio 2016)

 

L'APE MUSICALE

Concerto Verona Lirica Teatro Filarmonico - Verona

“d’amore e di morte”

(…) Fosca di Antonio Carlos Gomes, ambientata sempre a Venezia, grazie alla voce del tenore brasiliano Max Jota, il quale ha interpretato con grande passionalità la romanza di Paolo “Intenditi con Dio... Ah! Se tu sei fra gli angeli”.

(…) “In un coupé” è sicuramente uno dei più bei duetti del melodramma italiano e bravi sono Max Jota e Mario Cassi nell'interpretare le chiacchiere fra il poeta e il pittore (…)

(…) l’aria “Giulietta, son io” dall'opera di Zandonai, cantata con grandissima espressione da Max Jota. Proprio con questo brano, nel 2012, il tenore brasiliano vinse il premio Zandonai a Riva del Garda(…)

(…) quello del 24 gennaio è stato uno dei pomeriggi di maggior successo per Veronalirica (…)

 

Andrea R.G. Pedrotti (L’APE MUSICALE, 25 Gennaio 2016)

 

IERI, OGGI, DOMANI, OPERA WORDPRESS

Concerto Verona Lirica 

(…) Max Jota ci ha offerto pagine che non facilmente si ascoltano come l’aria di Paolo da “Fosca” di Antonio Carlos Gomes e “Giulietta, son io” da “Giulietta e Romeo” di Riccardo Zandonai. Successivamente ha concesso un cult del repertorio tenorile come “E lucevan le stelle” da “Tosca”. Il tenore ha messo in luce una voce timbricamente molto bella e soprattutto grande intelligenza nella gestione della difficoltà vocali e nel controllo dell’emissione (…)

 

Francesco Lodola (IERI, OGGI, DOMANI, OPERA WORDPRESS, 24 Gennaio 2016)

 

ANACLASE 

[…] nella versione di Giuseppe Gazzaniga, il beffardo è diventato tenore. Luminoso, riccamente proiettato nelle arie, fortemente incisivo nei recitativi il sivigliano interpretato da Max Jota canta come un angelo scatenato […] la vocalita’ dell’artista brasiliano è valorizzata dall’attenzione allo studio che permette alla sua preziosa gamma dinamica di arrivare con una maestria infernale  […] il tutto completato da una presena scenica di sorprendente vivacita’ […]


Bertrand Bolognesi ( ANACLASE, Novembre 2015 )

 

FORUM OPERA 

"Un Ballo In maschera in scena all’Opera de Massy, un magnifico duello di voci stentoree tra il brasiliano Max Jota, tenore da seguire da vicino che faceva il suo debutto in Francia e il rimarchevole baritono rumeno Estefan Florin. Potenza, colore, fraseggio tutto questo c’e’ stato."


Francois Cavailles ( FORUM OPERA, 22 Marzo 2015 )

 

ONLINE MERKER 

"Il ruolo titolo ha visto come protagonista Max Jota (al suo debutto in Germania) che ha interpretato la parte con fuoco tenorile, eleganza vocale (...) teatralmente pieno di energia."

 

Christoph Zimmermann (ONLINE MERKER, 2015)

 

RP online

“L'opera ha avuto in Max Jota (Hoffmann) e Ewa Maria Gunschmann (La Musa) i protagonisti ideali"

 

Armin Kaumanns (RPonline, 2015)

 

DISTANT SOUNDS 

"Il brasiliano Max Jota, autentico tenore latino, e’ stato un Hoffmann carismatico."


Matthew Rye ( DISTANT SOUNDS, 12 Marzo 2015 )

 

OPERA BRITANNIA

La bellezza mozzafiato della città di Lucca e’ rinomata in tutto il mondo musicale come il luogo di nascita di uno dei compositori d'opera più amati, Giacomo Puccini. La sua immensa popolarità ha inevitabilmente oscurato un altro talentuoso ma sfortunato "lucchese", Alfredo Catalani. E’ quindi lodevole che una delle più importanti società musicali locali, il Circolo Musicale Alfredo Catalani abbia deciso di intitolarsi nel nome del compositore de La Wally, la sua unica opera ad essere di tanto in tanto rivisitata (e vorrei anche ricordare che il nome del locale Conservatorio di Musica è "Luigi Boccherini", un altro figlio illustre di Lucca).

Uno dei tanti eventi del Circolo Catalani (tenutosi nella splendida cornice medievale del Complesso Monumentale di San Micheletto a Lucca), è quello di assegnare la "Targa d'Argento Luciana Pardini", un premio annuale dedicato alla memoria della fondatrice della società, infaticabile promotrice delle arti. Tale premio, conferito a giovani musicisti (cantanti, direttori d'orchestra, strumentisti) alla vigilia di grandi carriere, è negli anni diventato un premio ambito ed un affidabile indicatore di un futuro sicuro; tra i vincitori delle passate edizioni nomi di cantanti come Francesco Meli, Veronica Simeoni, Paoletta Marrocu, Juan Francisco Gatell, così come il pianista e direttore d'orchestra Massimo Morelli ed il compositore Aldo Tarabella.

L'artista scelto per questa edizione ha tutti i requisiti per meritare tale riconoscimento e può certamente reggere il confronto con i suoi predecessori. Max Jota è un tenore brasiliano, di formazione italiana. L’ho già ascoltato e favorevolmente recensito in varie occasioni, in particolare come Cavaradossi in Tosca e soprattutto come protagonista di Les Contes D'Hoffmann.

Per quanto riguarda il suo strumento vocale, posso citare solo quello che ho scritto solo pochi mesi fa e descriverlo come "una voce tenorile lussureggiante con un timbro liquido, fresco, con un registro acuto caratterizzato da una risonanza corposa e piena di linfa, una libertà espressiva e splendore tonale” . Questo recital ha anche confermato la mia precedente impressione che il cantante e’ dotato di una buona comprensione di come lo strumento vocale dovrebbe funzionare, in altre parole dotato di quella che viene comunemente definita " una buona tecnica” . Posso solo ripetere che la sua voce suona perfettamente" in maschera" e che egli è uno dei pochissimi tenori in circolazione con un concetto chiaro del “passaggio”. Come ho detto nella mia recensione precedente, inizia a prepararlo coprendo leggermente le note che immediatamente lo precedono con il risultato di ottenere un acuto dotato di squillo.

Il programma del recital, brillantemente “servito” dal musicologo e intrattenitore Daniele Rubboli, e’ stato eclettico, insolito, intrigante e culturalmente stimolante: mentre solo tre delle “vecchie” tradizionali arie erano presenti, il resto conteneva vere rarità. Come il tenore ha spiegato sul palco (unico difetto del recital: non è una buona idea forzare un cantante a fare lunghi discorsi tra i diversi pezzi), ogni pezzo è stato in qualche modo collegato alla sua esperienza di vita. Partendo dal fatto che ha rappresentato il Brasile nella competizione "I Sing Beijing" e "I Sing Beijing Europa” (Programma per giovani cantanti dal Teatro Nazionale di Pechino in collaborazione con Metropolitan Opera House -New York), ha aperto con un'aria cinese chiamata "Il Canto della Terra", un pezzo impegnativo con intervalli impossibili che richiedono un forte senso dell’intonazione.

"Una furtiva lagrima" (da L'Elisir d'amore) è stato cantato con tutti i chiaroscuri necessari, bella messa di voce e pathos sincero. Egli ha poi mostrato la sicurezza e la facilità del suo registro acuto in "Ô Dieu, de Quelle Ivresse" da Les Contes d'Hoffmann, che sta diventando uno dei suoi cavalli di battaglia. Ha concluso la prima parte del recital con un omaggio alla sua patria cantando “Lundu” dall’opera Marquesa di Heitor Villa Lobos, eseguita con nonchalance nonostante le difficoltà del pezzo.

Era favolosamente accompagnato dalla pianista ed insegnante Laura Pasqualetti (Jota ha definito il suo pianoforte come un’orchestra e lui il marchio), che - come un intermezzo - ha eseguito la Suite Chaplin, un medley delle melodie più conosciute di Charlie Chaplin in commemorazione del 125 ° anniversario della nascita dell’artista.

Max Jota e’ poi tornato con un secondo omaggio al Brasile, questa volta con l'esecuzione di un'aria da Fosca di Carlos Gomes, un compositore ingiustamente dimenticato. Scritta su libretto di Ghislanzoni (quello famoso per Aida), Fosca è un’opera sanguigna che tratta di passioni estreme, nonché un'eccezionale occasione per quei soprani drammatici o spinti desiderosi di impersonare anti-eroine piene di odio e spirito di vendetta per un amore non corrisposto. Il ruolo maschile principale, Paolo, richiede notevoli mezzi vocali per un tenore, come l’aria "Ah! Se tu sei fra Gli Angeli "(e ancora di più il precedente recitativo" Intenditi con Dio! ") dimostrano chiaramente.

Jota ha affrontato il pezzo senza esitazione e con intensità. Dopo il quasi inevitabile "La donna è mobile" (Rigoletto) ed il suo squillante SI acuto, Jota ha eseguito un'aria da Giulietta e Romeo (sì, in questo ordine, perché gli italiani hanno tradizionalmente dato al protagonista l'onore della prima menzione) di Riccardo Zandonai. In quanto vincitore di un concorso intitolato a questo compositore, Jota si e’ sentito in dovere di estendere la conoscenza di quest’opera ad un pubblico piu’ vasto e bene ha fatto perche’ quest’opera e’ al medesimo livello di qualita’ della Francesca da Rimini e l’aria presentata, in par:colare, e’ il rendiconto estremamente drammatico e straziante della morte di Romeo. Il pezzo chiaramente non e’ terreno per tenori lirici puri, ma Jota, almeno nei confini di una piccola sala da concerto, è stato in grado di superare gli ostacoli di un'aria destinata ad un vero tenore spinto. Il programma si è concluso con "Addio, fiorito asil" da Madama Butterfly, eseguito non solo come occasione per sfoggiare un SI bemolle, ma per trasmettere palpabili sensi di rimorso. Questo è territorio di Puccini, ed il bis è stato "Recondita armonia" da Tosca.

Max Jota è un tenore da seguire da vicino. 

 

Nicola Lischi ( OPERA BRITANNIA, Settembre 2014 )

 

 

OPERA BRITANNIA

 "Alla seconda serata si era su un pianeta completamente diverso con la prestazione di Max Jota, un tenore che avevo già avuto il piacere di recensire come protagonista de “Les contes d’Hoffmann” alcuni mesi fa sullo stesso palcoscenico. Jota possiede una voce tenorile lussureggiante con un timbro liquido, fresco, con un registro acuto caratterizzato da una risonanza corposa e piena di linfa, una libertà espressiva e splendore tonale. Tutto ciò è conseguenza di una voce immascheratissima, un’emissione omogenea con una comprensione totale di come funzioni il passaggio: inizia a prepararlo coprendo leggermente le note immediatamente precedenti, il che dà come risultato un registro acuto dotato di tutte le qualità appena descritte. In Recondita armonia è riuscito a trasmettere sensualità con un abile gioco di ritardandi su frasi quali “e te beltade ignota”, usando persino le normalmente ignorare acciaccature (cinta di chiome bionde) a quello scopo, il Si bemolle conclusivo era pieno di squillo e l’aria è terminata con un un incantevole – e lungo –diminuendo sul Fa naturale, un segno d’espressione che Puccini indica per l’orchestra. E quest’aria riassumeva il suo concetto di Cavaradossi: un aristocratico, un gentiluomo con fare cortese intrappolato in un gioco molto più grande di lui, cosa che esprime al massimo nel duetto del primo atto con Tosca, in momenti come “Mia vita amante inquieta”, che ha iniziato con un quasi sussurrato dolcissimo e poi ha aumentato di volume come scritto nella partitura. Ha un grande senso del ritmo, non perdendo mai una nota (la sera prima Profeta aveva compromesso seriamente il suo confronto con Scarpia nel secondo atto entrando sempre un po’ in ritardo). 
Il culmine della serata è stato forse “ E lucevan le stelle” in cui ha comunicato una vera nostalgia lacerante senza singhiozzi o trucchetti come il premere su “fragrante” che non è scritto. “O dolci baci” non era il solito sfoggio di un tenore che cerca di far vedere che sa cantar piano su una nota cruciale come il Fa diesis, ma una vera comunicazione di rimpianti e dolore dell’anima. In “E muoio disperato” si è leggermente fermato su ogni nota per esprimere il stentato un poco richiesto dal compositore, il La naturale era perfettamente emesso, e l’aria si è conclusa con un abile diminuendo che ha lasciato il pubblico quasi a bocca aperta. Poi è esplosa l’ovazione, con il pubblico che chiedeva a lungo un bis che purtroppo il direttore non ha concesso. Per di più Jota, nonostante sia all’inizio di carriera, so muove con naturalezza sul palcoscenico come un attore nato, risponde alle parole e gesti dei suoi colleghi, e con l’espressioni facciali dell’attore più esperto, senza strafare. Ha carisma da vendere e una personalità avvincente. Mi sbilancio e dico che è uno dei migliori Mario che abbia visto (e questa era la mia 77esima Tosca, con tutte le giuste credenziali per diventare un tenore “di serie A” nel prossimo futturo, specialmente considerando che ha solo 28 anni: ecco un artista!
Se solo Jota fosse stato messo nel primo cast, avrebbe dato un contributo fondamentale a una recita che non sarebbe stata fuori luogo in qualsiasi teatro internazionale."

 

Nicola Lischi ( OPERA BRITANNIA, Marzo 2014 )

 

 

OPERA CLICK

“La sorpresa è Max Jota che, uscito dall’Opera Studio e buon interprete dei recenti Racconti di Hoffmann coprodotti dai teatri di Livorno, Pisa e Lucca, svetta tra gli interpreti. Il tenore brasiliano, dotato della classica “bella voce” dal colore luminoso e virile, facile all’acuto, pur mostrando ancora margini di miglioramento, si esibisce in una prova che non dimenticheremo facilmente. Il bel legato e il fraseggio variato e colloquiale, sempre armonioso, ci fanno pensare che Jota abbia capito “come si canta Puccini”; aiutato dall’indubbia bella presenza e da quella che pare un’innata capacità attoriale, si mostra un Mario ora amoroso, ora distratto o preoccupato senza mai cadere in eccessi recitativi. Crediamo di non sbilanciarci troppo nel prevedere per lui una brillante carriera.”

 

Marilisa Lazzari ( OPERA CLICK, Marzo 2014 )

 

 

MICSUGLIANDO.IT

"La recitazione dei cantanti è stata nel segno della tradizione: il tenore nel ruolo di Cavaradossi è veramente bravo, andato in scena in

crescendo senza risparmiarci mezzevoci e nuances da grande artista, con vocalità sonore e penetranti.Il  pubblico  caloroso  ha  avuto  generosi  applausi  per tutti, i  più intensi  alla fine  del  primo  atto  e soprattutto al tenore.”    

 

Antonio Genua ( MICSUGLIANDO.IT, Marzo 2014 )

 

 

LA NAZIONE

"LA VOCE più bella del teatro internazionale. Max Jota, brasiliano e ormai italiano di adozione, è uno dei tenori più promettenti del panorama lirico mondiale, ...dalle varie sfaccettature, di grande talento e dalla straordinaria capacità interpretativa." 

 

Michele Bulzomì ( LA NAZIONE, Aprile 2014 )

 

 

L'OPERA

"... un titolo come Les Contes , i ruoli vocali hanno una scrittura assai impegnativa e non certo facile, soprattutto per il tenore. Eppure Max Jota(Hoffmann) riesce egregiamente nel proprio compito: la voce del cantante, di gradevole colore, si mantiene omogenea nell'estensione e nella intensità , da considerare eccellente in rapporto al contesto globale."

 

Roberto Del Nista ( rivista L'OPERA, Marzo 2014 )

 

 

OPERA BRITANNIA

"The protagonist was Max Jota, a Brazilian tenor. Here he was squarely in his element and portrayed an excellent Hoffmann from every point of view. He exquisitely handled the many lyric parts requiring a nuanced, rich and supple middle register (for example “Ah! vivre deux n’avoir”) as well as the even more numerous moments that abruptly jolt towards the top, with very uncomfortable leaps incessantly hammering on the passaggio, and that create a vocal duality nearly impossible to dominate, often within the same aria. The classic example is the Kleinzac aria: from such a thorny tessitura that in a way represents a large part of the French musical tradition, Jota emerged with the firmness of his middle register well welded to a secure and ringing top, gifted with overtones andsquillo. In a similar way he conferred warmth to the wide expansions of the duet with Antonia, and dominated with silvery tone the swift and brisk ascents to the top, all the way to a roof-peeling high D flat, or the insouciant B flat crowning the very jagged writing of thecouplets bachiques. His musicianship allowed him to dominate the many passages where one’s sense of pitch is severely put to the test. He also proved to be a consummate actor, outlining a complex, multifaceted character, and effectively and minutely portraying him in his progressive descent from the youthful enthusiasm of the Olympia act to his bitter final disillusion. Such a refined delineation is possible only when the singer is confident with his technique, as Max Jota certainly is. After all, “c’est la methode”. 


Nicola Lischi ( OPERA BRITANNIA, Febbraio 2014 )

 

 

GB OPERA MAGAZINE

"Max Jota, nella parte di Hoffmann, .... con tono deciso, ha dato al personaggio quell’inquietudine necessaria a rappresentare lo smarrimento di una generazione di fronte ai capovolgimenti culturali che la seconda rivoluzione industriale provocò nell’animo di molti."


Alberto Bartolomeo ( GB OPERA MAGAZINE, Febbraio 2014 )

 

 

teatro.org

"Il giovane talento brasiliano Max Jota nel ruolo del poeta Hoffmann ha mostrato un notevole temperamento interpretativo" 


Mauro Guidi ( TEATRO.ORG, Febbraio 2014 )

 

 

OPERA click

"Max Jota, tenore brasiliano di buoni mezzi e dalla precisa intonazione, è stato impegnato nella lunga e onerosa parte di Hoffmann, offrendo una buona prova in evidente crescendo." 


Marilisa Lazzari ( OPERA CLICK, Febbraio 2014 )

 

 

ABRUZZO24ORE.TV

“...Max Jota, giovane promessa della lirica, nei panni del Duca di Mantova." 


Vittorio Nona ( ABRUZZO24ORE.tv, Dicembre 2013 )

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